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Si dice che la formazione del carattere sia il compito più importante mai affidato agli esseri umani. Nell’ora che segue esploreremo sia il nostro privilegio sia la nostra responsabilità nell’assomigliare a Cristo nel carattere. State con noi in questo momento importante per il rinnovamento personale in cui il pastore Stephen Wallace ci porterà “Di gloria in gloria”.
Bentornati, amici miei. Apprezzo molto che siate rimasti per studiare ancora una volta oggi pomeriggio il compito più importante mai affidato agli esseri umani. E qual è? La formazione del carattere (PEC 128) E siamo in mezzo a una serie di studi strettamente collegati fra loro che trattano il nostro ruolo nel collaborare, facendo capire l’assoluta necessità di avere un cuore nuovo per essere in grado di adempiere quel ruolo. Ma, miei cari amici, con cura e per grazia di Dio sto cercando di portarci a riconoscere il nostro disperato bisogno di un cuore nuovo perché, vedete, se non ci renderemo conto del nostro bisogno, non lo chiederemo (Amen). E se non lo chiederemo, non lo avremo. So che non è molto piacevole quello che stiamo facendo… siamo esposti alla luce laser della Parola di Dio e della Sua legge e stiamo scoprendo forse degli aspetti negativi che sono rimasti nascosti dietro la vernice bianca per molto tempo. Non è divertente, vero? Ma è necesasrio, è necessario. E dico: “Dio, fa’ quello che serve”. Mi seguite? Fa’ ciò che serve per aiutarmi a vedere il vero stato della mia anima.
Questo è ciò che dovremmo fare in questo antitipico Giorno dell’Espiazione. Amen? Dobbiamo esaminare il nostro cuore per vedere se nella nostra anima è tutto a posto. Dio ci aiuti ad allontanarci dall’autoinganno e dalla propria giustizia in cui potremmo trovarci, cari compagni Laodicesi, finchè c’è ancora tempo per svegliarsi… Ancora tempo per svegliarsi…
E quindi quello che vorrei fare in questo ultimo studio di oggi, è dare un’occhiata alla vita e all’esperienza del classico tipo di Laodicea, l’ipocrita classico, il fariseo classico, Saulo di Tarso. Saulo di Tarso. Vorrei analizzare quello che ci volle per aiutarlo ad uscire dalla propria giustizia e dalla sua illusione. E vorrei che vi rendeste conto che serve anche a noi la stessa cosa per venirne fuori. Vedete che cosa stiamo facendo?
Ma di nuovo, le cose spirituali si giudicano solo, come?… Spiritualmente (1 Cor 2:14). Quindi, prima di procedere, dobbiamo fare una pausa per cosa? Per pregare. Mentre pregate per voi stessi, per favore, ricordatevi di me.
Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo, l’Eterno mia Giustizia, oso venire alla Tua presenza con un santo coraggio, non sulla base di ciò che sono io, ma sulla base di ciò che è Lui. Egli è accetttevole e Ti ringrazio che sono accettato tra gli Amati. E vengo a nome mio e a nome dei miei fratelli e sorelle acquistati con il sangue, per chiederti ancora una volta l’effusione dello Spirito Santo. Abbiamo bisogno della pioggia della prima e della seconda stagione. Tu conosci i nostri bisogni individuali, alcuni hanno bisogno della prima pioggia, altri della seconda. Padre, abbiamo preziosi semi di verità che ci hai affidato come popolo. Ma in molti di noi i giardini della mente sono riarsi, terreno secco. E se quei semi devono germinare e fare le radici e portare frutto, il suolo dev’essere bagnato con la pioggia dello Spirito. Mi hai dato il privilegio di trasmettere semi di verità, ma, Padre, prego che per il potere dello Spirito Santo possano trovare terreno fertile nei giardini della mente di ognuno che è qui. Prepara il terreno, fai ciò che è necessario. Aralo con l’aratro della verità. Inumidiscilo con lo Spirito Santo e illuminalo con i raggi caldi del Tuo amore. Che diventi l’ambiente ideale in cui possano germinare i semi, mettere radici e portare frutto. E Padre, per favore, fa’ che non io non debba mischiare qualche malerba tra i semi della verità. Per il potere dello Spirito Santo fa’ che lo studio di oggi pomeriggio porti frutto, il frutto di un carattere simile a Cristo nei giardini della nostra mente. Questa è la mia preghiera nel nome di Gesù. Amen.
Questo esame dell’anima è così appropriato, così assolutamente necessario per essere personalmente coinvolti in questo antitipico Giorno dell’Espiazione, da richiedere che la nostra coscienza sia stimolata e diretta dallo Spirito e dalla Parola di Dio. E richiede che, con discernimento spirituale, esaminiamo noi stessi che ci mettiamo in discussione non secondo i nostri criteri, ma secondo gli standard della Parola di Dio. Oh, siamo così inclini, miei cari amici, quando esaminiamo noi stessi a paragonarci agli altri (2 Cor 10:12), no? E questo è il problema. Ogni volta che ci sorgono dei dubbi sulla genuinità della nostra esperienza, che cosa facciamo? Ci chiediamo: “Beh, come sto andando? Rispetto a lui, sto facendo bene. E lei… oh, sono molto più avanti di lei”. Capite, è piuttosto semplice trovare qualcuno che non sia bravo come noi, giusto?
E tendiamo a rinforzare la nostra illusione paragonandoci agli altri. A proposito, questo è proprio il motivo per cui i legalisti sono così critici e inclini a trovare le colpe. Avete sentito quello che vi ho appena detto? Perché? Perché devono demolire gli altri per innalzare se stessi. E lo spirito legalista, proprio giusto, è responsabile di così tante divisioni e controversie nelle nostre famiglie e nella nostra chiesa. Mentre, se tutti corressimo ai piedi della croce e riconoscessimo che siamo tutti ugualmente debitori alla grazia, il terreno sarebbe perfettamente livellato. (Amen). Non ci sono falsi complessi di superiorità e inferiorità ai piedi della croce. Siamo tutti disperatamente dipendenti dalla grazia (Amen). E, nel momento in cui la riceveremo da Cristo, la estenderemo agli altri. Saremo pazienti e misericordiosi. Che Dio ci aiuti a essere questo tipo di persone. Ma, miei cari amici, per favore rendetevi conto che le Scritture condannano quest’abitudine di paragonarci gli uni agli altri dicendo che è, cosa? Stupidità. Qual è l’unico vero metro di giudizio? Non è solo la Parola di Dio, ma soprattutto la Parola fatta carne, Gesù Cristo. Amen? (Amen).
A proposito, ascoltatemi: abbiamo finito insistendo che, se la Parola ci aiuta in questo auto-esame dev’essere giudicata spiritualmente. E’ l’unico modo, è una spada affilatissima che può compiere un’operazione a cuore aperto e raggiungere le motivazioni, i desideri e i pensieri, i sentimenti nell’intimità della mente. Ma voglio che capiate che il modo migliore per discernere spiritualmente la Parola di Dio è vedere come la realizzò nella Sua vita la Parola fatta carne, Gesù Cristo. Ed ecco dove entra in gioco Paolo.
Saulo di Tarso studiava la Parola? Sì, era la sua professione. La conosceva come le sue tasche. Ma la studiava giudicandola spiritualmente? Ovviamente no, perché pensava di essere come? “Quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile” (Fil 3:6). In altre parole: “ricco e arricchito di beni e di non aver bisogno di nulla” (Apocalisse 3:17). Quindi che cosa aiutò Saulo a arrivare a riconoscere la natura spirituale della Parola? Fu l’incontro personale con la Parola fatta carne sulla via di Damasco. Amen? (Amen). Dunque, Saulo si alzò quella mattina a Gerusalemme e indossò i suoi begli abiti da fariseo. Era stato pienamente autorizzato dai suoi compari del Sinedrio e, accompagnato dalle guardie, si mise in viaggio con grande ostentazione verso Damasco incaricato di occuparsi dei cristiani, quegli eretici. Era il rappresentante per eccellenza di Laodicea: ricco e arricchito di beni e non aveva bisogno di nulla. Ma poi che cosa accadde? Incontrò Gesù. E, miei cari amici, fu un incontro così incredibile che gli cambiò assolutamente e radicalmente la vita. Diede un’occhiata, vedete, allo splendore della gloria di Dio. Che cosa? Lo splendore della gloria di Dio (Ebrei 1:3), La piena rivelazione del carattere di Dio, la personificazione della legge di Dio, la Parola fatta carne (Gv 1:14). E la rivelazione fu così luminosa che lo accecò fisicamente, ma, per la prima volta, gli aprì gli occhi dal punto di vista spirituale. E all’improvviso, in quella luce, riuscì a vedere com’era davvero nell’anima. E l’uomo che era partito ricco e arricchito di beni, pensando di non aver bisogno di nulla, da Gerusalemme, l’uomo che, secondo le opere della legge, era irreprensibile quando lasciò Gerusalemme, era inciampato e diventato il primo dei peccatori (1 Tim 1:15).
Miei cari amici Laodicesi, voi ed io abbiamo disperatamente bisogno di un simile incontro. Ho sentito un “amen”? (Amen). Abbiamo disperatamente bisogno d’imbatterci in Gesù su una qualunque strada e dico che prima lo facciamo meglio è. Mi seguite? (Amen). Che Dio ci aiuti a vedere nella luce splendida e abbagliante che emana da Gesù qualunque cosa abbiamo bisogno di scoprire di noi stessi. Review and Herald, 16 ottobre 1888. No, andiamo prima a Review and Herald, 23 marzo 1911. Verso la fine di pagina 41. “La conversione di Saulo fu contraddistinta da un pentimento del cuore, da una confessione completa e un desiderio sincero di perdono del peccato. Prima della sua conversione Saulo era stato orgoglioso e sicuro di sé, ora era curvo per la tristezza e la vergogna, aborriva se stesso… Alla luce della rivelazione che gli era stata data, iniziò a vedersi come il primo dei peccatori”.
E, miei cari amici, quando avremo un incontro del genere, vivremo un’esperienza del genere. Review and Herald, 16 ottobre 1888: “Così quando al servo di Dio sarà permesso di contemplare la gloria del Dio del cielo, mentre si rivela all’umanità, e si renderà conto anche solo un po’ della purezza del Santo d’Israele, farà una notevole confessione della contaminazione della sua anima, invece che vantarsi della propria santità”. Ripeto: i Laodicesi hanno disperatamente bisogno d’incontrarlo.
Per favore notate un’altra dimensione nell’esperienza di Saulo, e impariamo da essa. Che cos’altro usò Dio per aiutarlo a venir fuori dalla propria giustizia e dall’illusione? Fu la legge, giudicata spiritualmente. Ora, per favore cercate di capire che, come la Parola viene meglio percepita nella Parola fatta carne, così si discerne spiritualmente meglio la legge nella personificazione della legge, Gesù Cristo. E quando Saulo diede un‘occhiata a Gesù, la personificazione della legge, che aveva studiato per anni e anni e anni, improvvisamente tutto divenne spirituale e, per la prima volta, fu possibile alla legge di mostrargli la radice del problema del peccato. La che cosa? La radice del problema del peccato. Vedete, Paolo… Saulo era molto consapevole del frutto del problema del peccato. Di cosa sto parlando? Sto parlando del comportamento peccaminoso. Ma, sebbene Saulo fosse consapevole del frutto del problema del peccato, era beatamente ignorante di che cosa? Della radice del problema del peccato. E cioè? Il cuore egoista che sta dietro al modo di agire Ora, cos’era?
Lavorate con me su questo: Che cosa aiutò Saulo a capire la radice del problema? Che cosa fu? Fu la legge, Romani 7:7, ascoltate la sua testimonianza: “Che diremo dunque? Che la legge è peccato? Così non sia. Anzi io non avrei conosciuto il peccato se non mediante la legge. Infatti non avrei conosciuta la concupiscenza se la legge non avesse detto: Non concupire'”. Quale dimensione del problema del peccato scopre Saulo tramite il decimo comandamento? Il frutto? Si tratta di un peccato relativo alla condotta? Oh no. Sapeva cos’era un peccato di comportamento, era la sua professione. Avrebbe potuto descrivervi nel dettaglio qualsiasi condotta sbagliata, soprattutto per quanto riguarda l’osservanza del Sabato. Era bravo a identificare le azioni peccaminose. Quindi, vi chiedo ancora, quale dimensione del problema del peccato, allora, scopre per mezzo della legge? Il peccato della natura, la radice, che è il cuore egoista. E per favore notate, quale legge lo aiuta a scoprirlo? Quale? Numero… quale? Numero dieci, “non concupire” (Es 20:17).
Perché è il numero dieci che lo aiuta a scoprirlo? C’è qualcosa di unico riguardo al numero dieci? Ci avete mai pensato? Per favore, cari amici, non leggete di corsa le Scritture. Fermatevi e fatevi le domande giuste. Perché, perché, Paolo, è stato il 10° comandamento ad aiutarti a scoprire questa dimensione del problema del peccato? C’è qualcosa di speciale nel numero dieci? Oh, certo che sì. Qual è? E’ l’unico di tutti e dieci che parla di quello che avviene nella mente. Per ogni altro comandamento c’è qualcosa che potete fare a livello di comportamento per convincervi che vi state adeguando ai suoi requisiti, perché c’è un’applicazione esteriore, nel modo di agire, giusto? “Non avrai altri dèi davanti a me” (Es 20:3). Va bene, gettiamoli via tutti, non avrò altri dèi. “Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai”. “Non ti farai scultura alcuna”. No, non lo farò! “Non userai il nome dell’Eterno…” (Es 20:7) Mi mordo la lingua, non lo farò. “Ricordati del giorno di sabato” (Es 20:8-11). Oh, sì, conta su di me, sono qui. Pure la scuola del sabato, vale punti in più. Stessa panca, camicia e cravatta, osservo il Sabato. “Onorerai tuo padre e tua madre” (Es 20:12). Oh, sì, il miglior ospizio della città. “Non ucciderai” (Es 20:13). Io non ammazzo nessuno. “Non ruberai” (Es 20:15). No, non prendo cose che non sono mie. “Non farai falsa testimonianza” (Es 20:16). Non dico bugie, no, io no. “Non commetterai adulterio” (Es 20:14). Non ci penso nemmeno, sono fedele a mia moglie. Non faccio questo tipo di cose, sono corretto.
“Non desidererai”. Vedete, che cosa potete fare per non desiderare? C’è qualcosa che potete fare a livello di comportamento per convincervi che state osservando il decimo comandamento? C’è? No. Perché? Dove si desidera? Nella mente. Ora, capite perché è il decimo comandamento che lo aiutò a scoprire la radice del problema del peccato? E’ unico, no? Ascoltate questa frase, Patriarchi e Profeti, pagina 265: “Il decimo comandamento colpisce alla radice” di cosa? “tutti i peccati, vietando ogni desiderio egoistico da cui nasce ogni azione malvagia”. Ecco la differenza tra radice e frutto. L’avete capita? Che cos’è il frutto? L’atto peccaminoso, i peccati: i p-e-c-c-a-t-i con la ‘p’ minuscola. Qual è la radice? Il cuore egoista, i desideri egoistici, il P-e-c-c-a-t-o con la P maiuscola.
Ora, dobbiamo usare questo espediente con la lingua italiana per distinguere i diversi aspetti del problema del peccato. Sia in greco che in ebraico c’erano parole diverse per definire il problema del peccato. Ma noi, per distinguere, diciamo “Peccato” con la P maiuscola e “peccati” con la ‘p’ minuscola. Il “Peccato” con la P maiuscola è la radice; è il cuore egoista. I “peccati” con la ‘p’ minuscola sono il frutto. E miei cari amici, per favore cercate di capire, ascoltatemi ora… E’ assolutamente imperativo per noi riconoscere la radice del problema del peccato prima ancora di sperimentare una genuina conversione. Voglio ripeterlo: è essenziale che riconosciamo la radice del problema del peccato prima di sperimentare una genuina conversione. Perché? Lasciate che la metta in questo modo: è inevitabile che cercheremo una soluzione al peccato che è direttamente proporzionale alla nostra comprensione del problema del peccato. Posso avere un riscontro? Avete capito? Lasciate che lo ripeta. Inevitabilmente cercheremo una soluzione al peccato che è direttamente proporzionale alla nostra comprensione del problema del peccato. Se pensiamo di avere giusto un piccolo problema di peccato, cercheremo solo una piccola soluzione al peccato. Mi seguite? Se penso che il problema del peccato riguardi i miei “peccati”, le cose sbagliate che dico e faccio, chiederò solo perdono per i miei “peccati”. Avete sentito quello che vi sto dicendo? Ma c’è qualcosa di più riguardo al problema dei semplici “peccati”? Sì! C’è il “Peccato” con la P maiuscola, la radice, il cuore egoista! E, miei cari amici, non chiederemo la soluzione di Dio al problema della radice a meno che non riconosceremo di averlo. Ha senso per voi? Cercheremo inevitabilmente una soluzione direttamente proporzionale alla nostra comprensione del problema. E, proprio qui, stiamo facendo fatica come popolo, perché ci sono così tante persone, persino in questa chiesa amata, che vogliono limitare la definizione di peccato alla trasgressione volontaria della legge di Dio, al frutto.
Ma io sono qui per dirvi che non è tutto il problema. C’è la radice, il cuore egoista che riceviamo come diritto di nascita. La serva del Signore lo chiama “il peccato innato” (ST 17 Dicembre 1885, §14). La serva del Signore lo chiama come, classe? “Peccato innato”. Ovviamente stiamo parlando di qualcosa di più che di una scelta volontaria, no? Di che cosa stiamo parlando quando parliamo del peccato innato? Stiamo parlando del cuore egoista di natura, la radice di tutti i peccati che commettiamo. Ci siamo tutti su questo? Ecco perché, oh, è così essenziale riconoscere la pienezza del nostro problema del peccato. Perché non saremo mai in grado di sperimentare la piena conversione perché inevitabilmente chiederemo la soluzione di cui pensiamo di aver bisogno. E se pensiamo che dobbiamo solo farci perdonare dei “peccati”, chiederemo solo questo. Ma se riconosciamo di avere un “Peccato” che dev’essere superato e perdonato, allora cercheremo anche quella soluzione, amen? Ha senso per voi?
Ascoltate come l’ispirazione ci parla di questa verità. Faith and Works (Fede e Opere), pagina 31: “L’anima deve prima essere convinta di peccato prima che il peccatore senta il desiderio di andare da Cristo. Il peccato è violazione della legge'” (1 Gv 3:4). Definizione classica, definizione biblica – va bene, ma state attenti. “Il peccato è la violazione della legge”. Ellen White cita Romani 7:7, che abbiamo già visto. “‘Non avrei conosciuto il peccato, se non mediante la legge’. Quando il comandamento sensibilizzò la coscienza di Saulo, il peccato prese vita ed egli” cosa? “morì. Si vide condannato dalla legge di Dio. Il peccatore non può essere convinto della propria colpa a meno che non capisca che cosa rappresenta il peccato”. Chiaro? “Il peccatore non può essere convinto della propria colpa a meno che” cosa? “… non capisca che cosa rappresenta il peccato”.
Ora, che cosa costituisce il peccato? E’ facile, “il peccato è la violazione della legge”, domanda successiva. State attenti. Sì, “la violazione della legge” 1 Giovanni 3:4. Ma, miei cari amici, questo porta alla domanda successiva. Che cos’è la legge? Ho sentito un “amen”? (Amen). Certo, sono d’accordo con voi, “il peccato è la violazione della legge”. Ma allora vi devo chiedere: “Che cos’è la legge?”. Se la legge… seguitemi: Se la legge fosse solo un codice morale che si applica alla nostra condotta, allora che cosa sarebbe unicamente il peccato? La violazione a livello del comportamento, giusto? E l’unica cosa di cui devo chiedere perdono è per i miei peccati, per quelle scelte volontarie che faccio per ribellarmi contro la legge di Dio, e per le azioni malvagie. Ma è tutta qui la legge? E’ solo un codice morale che si applica al mio comportamento? Sì? No, che cos’altro è?
E’ la trascrizione del carattere di Dio. Christ’s Object Lessons (Parole di Vita) pagina 305: “La legge di Dio è la trascrizione del Suo” cosa? “…del Suo carattere”. E che cos’è il carattere di Dio? Che cos’è il carattere in genere? “La combinazione di pensieri e sentimenti” (5T 310.1) In questo senso, la legge ha giurisdizione sui nostri… cosa? Sui nostri pensieri e sentimenti. Amen? Lo abbiamo già detto. Perciò possiamo trasgredire la legge a livello di che cosa? Di pensieri e sentimenti. Non solo con le parole e le azioni, ma con cos’altro? Con i nostri pensieri e sentimenti. Sì, il peccato è la violazione della legge. Ma la legge, essendo la trascrizione del carattere di Dio significa che possiamo violarla nell’intimità della nostra mente. Ma questo non è nemmeno tutto quello che è la legge. Che cos’altro è la legge? Per favore, notate la dimensione più profonda di che cos’è la legge. Steps to Christ (La Via migliore), pag. 60: “La legge di Dio è un’espressione della Sua vera natura…”. Ho sentito un “amen”? (Amen). Che cos’è la legge? È “l’espressione della vera natura di Dio”.
Che cos’è la vera natura di Dio in una sola parola? Amore.
Che cos’è la nostra vera natura in una parola? Egoismo.
Ecco perché siamo peccatori per natura. Mi seguite? Questa è la radice del problema del peccato: è il nostro cuore naturalmente egoista. E, siccome abbiamo cuori egoisti, abbiamo pensieri e sentimenti peccaminosi. E, siccome abbiamo pensieri e sentimenti peccaminosi, abbiamo parole e azioni peccaminose. Lo vedete? Ma le parole e le azioni peccaminose sono semplicemente il frutto del problema del peccato. La radice si trova sotto la superficie. E’ il cuore egoista, le motivazioni egoiste, lo spirito egoista, i desideri egoisti che si trovano sotto la superficie. E, miei cari amici, alla legge dev’essere permesso di compiere la sua opera sul cuore prima che noi possiamo essere pronti a sperimentare una conversione piena e completa. La legge deve poter, in altre parole, essere un vero precettore prima che siamo pronti a correre da Cristo ed essere giustificati per… cosa? Fede (Gal 3;24)
Capite, se la legge non è in grado di farci vedere la radice del problema del peccato, potremmo pensare che la nostra conformità alla lettera della legge a livello di condotta ci renda… che cosa? Giusti. Mi seguite su questo? Ma, quando la legge ci illumina con il suo raggio di luce nel nostro intimo, e ci fa capire che non si tratta solo di quello che facciamo o non facciamo, ma soprattutto del perché lo facciamo e del perché non lo facciamo, le motivazioni che stanno dietro, allora improvvisamente veniamo aiutati a riconoscere la radice del problema. Ed ecco quello che la legge alla fine ha aiutato Saulo a fare. E, miei cari amici, ecco quello che la legge deve aiutare noi a fare oggi. Ho sentito un “amen”? (Amen). E sapete perché? Sapete perché ci sono così tante persone mezze convertite e non convertite in questa chiesa che amiamo e nella cristianità in genere? Perché viene poco predicata, come fece il Maestro Predicatore, la legge di Dio dai nostri pulpiti. Alla legge non è permesso di essere un vero precettore che ci espone la profondità del nostro problema del peccato. E chi non viene istruito sulla profondità del problema del peccato non andrà, in realtà non potrà andare dal Salvatore e ricevere la pienezza della soluzione del peccato perché non conosce la pienezza del problema del peccato, e di conseguenza non chiederà una piena soluzione del peccato. Vi è chiaro?
Ascoltate questa affermazione incredibile. Mind, Character and Personality (Mente, Carattere e Personalità), pag. 32: “La legge di Geova è incredibilmente ampia. Gesù… dichiarò con chiarezza ai Suoi discepoli che la santa legge di Dio poteva essere violata perfino con…” che cosa? “…con i pensieri, i sentimenti e i desideri, così come con le parole e le azioni. …quando la legge viene considerata sotto il punto di vista spirituale, allora i comandamenti toccano l’anima con la loro vera forza. Il peccato apparirà incredibilmente colpevole… Non ci sarà più propria giustizia, considerazione e onore per se stessi. La sicurezza di sé scomparirà. Ne risulterà una profonda convinzione di peccato e disgusto per se stessi. L’anima, provando un disperato senso di pericolo s’impossesserà del sangue dell’Agnello come il suo unico rimedio”. Capite, ecco per che cosa è stata data la legge, per essere un precettore che ci porta a Cristo, in modo che possiamo essere giustificati mediante… cosa? La Fede… la Fede… La fede.
Ancora una, devo condividerla con voi: Manuscript Release (Manoscritti), Vol. 10, pag. 287: “La legge di Dio è presentata nelle Scritture come ampia riguardo alle sue esigenze. Ogni principio è santo, giusto e buono. Tali principi vincolato gli uomini nei confronti di Dio; raggiungono i pensieri e i sentimenti dell’anima, e producono convinzione di peccato in chiunque sia passibile della loro trasgressione. Se la legge si applicasse solo al comportamento esteriore, gli uomini non si sentirebbero colpevoli dei loro pensieri, desideri e progetti sbagliati. Ma la legge richiede che l’anima stessa, l’agente spirituale, sia pura, la mente santa, che tutti i pensieri e sentimenti siano in accordo con la legge dell’amore e della giustizia. Grazie alla sua luce, gli uomini si vedono colpevoli davanti a Dio”. E, miei cari amici, questo è esattamente ciò che noi tutti abbiamo bisogno di riconoscere se siamo pronti per una conversione piena e genuina. Dobbiamo vederci come? Colpevoli davanti a Dio. E proprio qui c’è il problema principale, secondo me, nel cristianesimo moderno, popolare.
C’è una terribile avversione, sembra, tra i predicatori del vangelo, a dire qualcosa che faccia sentire la gente colpevole. “Non vogliamo che la gente si senta colpevole, vogliamo che tutti si sentano accettati”. Inganno mortale, fratelli, sorelle. Siamo accettati, sì, ma solo dove? Nell’Amato. E voi ed io non abbiamo alcun diritto di pretendere l’accettazione dall’Amato a meno che non siamo andati ai piedi della croce in completo pentimento per ricevere perdono per i nostri peccati e il potere di superarli. Ho sentito un “amen”? (Amen). Un’altra affermazione, La Speranza dell’Uomo, pag. 224: Quando la legge fu promulgata dal Sinai, Dio fece conoscere agli uomini la santità del Suo carattere affinché, per contrasto, potessero rendersi conto della propria peccaminosità. La Legge fu data per convincerli di peccato, e rivelare il loro bisogno di un Salvatore. Questo è il risultato che si ottiene quando i suoi principi vengono impressi nel cuore dallo Spirito Santo. Quest’opera deve continuare”. Ho sentito un “amen”? (Amen). Quest’opera deve…” che cosa? “… continuare”. Anche oggi? Sì, soprattutto oggi. “Nella vita di Gesù i principi della legge si sono manifestati”. Dove si sono manifestati? Nella vita di Cristo. Vedete, ancora una volta, il modo migliore per giudicare la natura spirituale della legge è vedere come è stata vissuta da Gesù. E’ lì dove si vede davvero l’amore di Dio che si sacrifica e nega se stesso. Nella vita di Cristo. Amen? Ed è questo il tutto della legge: l’amore che si sacrifica e nega se stesso. “Nella vita di Gesù i principi della legge si sono manifestati”. Quando lo Spirito di Dio tocca i cuori e la luce di Cristo rivela agli uomini il loro bisogno del Suo sangue che purifica e della Sua giustizia che giustifica, la legge è ancora un mezzo per condurci a Cristo, per essere giustificati” per cosa? “… per fede”. Fratelli miei, sorelle mie, vi prego di permettere alla legge di essere un vero precettore nella vostra vita, per favore. Permettetele di essere un vero precettore (Gal 3:24).
Ora, c’è qualcos’altro che Dio usa per portarci alla croce. La legge ci spinge a prendere consapevolezza della nostra colpa e del nostro disperato bisogno di perdono. La legge ci spinge. Ma mentre la legge ci spinge, l’Agnello ci attira. Amen? (Amen), “Io, quando sarò innalzato…” cosa? “attirerò tutti a Me”. E questi due poteri soprannaturali, lavorando insieme, ci porteranno, a meno che non resistiamo attivamente, ci porteranno ai piedi della croce (Amen). La legge ci spinge e l’Agnello ci attira. E notate come questo si collega meravigliosamente in questa citazione, la spinta della legge e l’attrazione dell’Agnello. Review and Herald, 2 settembre 1890, in cima a pag. 43: “Quando guardiamo la croce, e contempliamo la sofferenza del Figlio del Dio infinito, i nostri cuori sono mossi al pentimento. Gesù si è offerto volontario per soddisfare i requisiti più alti della legge, in modo da giustificare tutti coloro che credevano in Lui. Guardiamo la croce, e vediamo in Gesù un Dio pienamente soddisfatto e riconciliato. Gesù è giustizia. Che pienezza viene espressa con queste parole! E quando possiamo dire individualmente: “Il Signore è la mia giustizia”, allora potremo davvero gioire; perché il sacrificio espiatorio attraverso la fede porta pace e conforto e speranza all’anima tremante sotto il peso del senso di colpa. La legge di Dio…” Da dove viene il senso di colpa? “La legge di Dio rivela il peccato, il peccatore è attirato al Cristo morente, vede il terribile carattere del peccato e si pente e cerca di afferrare il rimedio, l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo”. Amici miei, questa è una vera conversione.
Ma vedete i due fattori che lavorano insieme? La legge che spinge e l’Agnello che attira. La legge condanna e l’amore attira… ci attira per ricevere perdono e anche un cuore nuovo. Seguite attentamente: Quando arriviamo alla croce, per la potenza dello Spirito Santo, saremo in grado di provare un genuino dispiacere per i nostri peccati, che ci porterà al vero pentimento per il peccato. Per favore notate che uso il termine “genuino”. C’è una finta tristezza per il peccato e un finto pentimento. Corinzi, 2 Corinzi 7:10, “La tristezza secondo Dio infatti produce ravvedimento a salvezza, che non ha rimpianto; ma la tristezza del mondo produce…” cosa? “… la morte”. Giuda era dispiaciuto del suo peccato? Si pentì? Sì, ma era un dispiacere genuino? Era un vero pentimento? No. Quando gettò i trenta sicli d’argento ai piedi del sommo sacerdote e disse: “Ho peccato, tradendo il sangue innocente” (Mt 27:4) era terribilmente dispiaciuto per la conseguenza del peccato. E quella tristezza lo ha portato a cosa? Che cosa dice? “Ma la tristezza del mondo produce…” cosa? “… la morte” (2 Cor 7:10). Che cosa ha fatto dopo? Si allontanò e andò a impiccarsi. (Mt 27:5). Si allontanò e andò a impiccarsi (Mt 27:5).
Miei cari amici, la vera tristezza ci porta alla croce, e riceviamo cosa? Il dono del pentimento. Atti 5:31: “Dio Lo ha esaltato con la Sua destra e Lo ha fatto principe e salvatore per dare ad Israele ravvedimento e perdono dei peccati”. Ora tutti riconosciamo che il perdono dei peccati è un dono della grazia. Amen? Ma, per favore, riconoscete che lo stesso vale per il pentimento, lo stesso vale per il pentimento. Proprio come il perdono, anche il pentimento è un dono. Non si può generare un’autentica tristezza per il peccato. Non si può generare un vero pentimento per il peccato. Ma si può andare alla croce e, per il potere dello Spirito Santo, ricevere entrambi come dono. L’amore di Cristo ispira in voi un dispiacere per il peccato. Perché? Perché ai piedi della croce, vedrete quello che i vostri peccati hanno fatto a Gesù. Amen? (Amen). E improvvisamente riconoscerete quanto è terribile il peccato, perché causò l’infinita sofferenza del Figlio di Dio, che grida con il cuore spezzato, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27:46). E perché Dio aveva abbandonato suo Figlio? Perché “Egli ha fatto essere peccato per noi Colui che non ha conosciuto peccato” (2 Cor 5:21). E Lo ha trattato come peccatore, in modo che la terribile conseguenza del peccato non ricadesse su di noi. Dobbiamo amare un Dio del genere. Ho sentito un “amen”? (Amen).
Fratelli miei, sorelle mie, quando andiamo alla croce e sentiamo Gesù dire: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” … anche noi dobbiamo dire: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai accettato?”. E sulla stessa base. Dio Lo rigettò perché il mio peccato fu imputato a Lui. E così Egli mi ha accettato perché la Sua giustizia è stata imputata a me. Siamo trattati, entrambi – Cristo e il peccatore – non come meritiamo, ma come meriterebbe l’altro. Cristo fu trattato come noi meritiamo, così che noi potessimo essere trattati come Egli merita. E quando vi renderete conto del dispiacere e della sofferenza che il vostro peccato sta causando al cuore di Dio, questo vi porterà, per il potere dello Spirito Santo, ad un autentico dispiacere per il peccato! E produrrà un vero pentimento. E questo è un dono. Avendo questo spirito di vero pentimento e tristezza per il peccato, che cosa griderete? Griderete per avere una piena soluzione del peccato. Griderete per cosa, amici miei? Per avere una piena soluzione del peccato.
Chiederete, in altre parole, non solo il perdono dei peccati, ma chiederete a Dio anche la soluzione del Peccato. Lo sentite nella preghiera di Davide? Lo sentite? Il modello di preghiera per il vero pentimento e conversione è il Salmo 51:9-10, ascoltate attentamente. Spinto dalla legge e attirato dall’Agnello… Lui aveva solo l’Agnello nel tipo, noi l’abbiamo nell’antitipo, Ma spinto dalla legge e attirato dall’Agnello, che cosa grida Davide dal profondo dell’anima? “Nascondi la Tua faccia dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità”. Che dimensione del problema del peccato è questa? E’ il frutto. E’ importante ricevere perdono per le cose sbagliate che abbiamo fatto? Sì, ma è tutto ciò che dobbiamo chiedere? No, perché? Perché c’è ancora cosa? La radice. Ecco perché Davide immediatamente prende fiato e aggiunge queste parole: “Crea in me un cuore puro, o Dio, e rinnova dentro di me uno spirito saldo”. Ora, di che cosa parla? Che cosa sta ammettendo? La radice del problema, il suo cuore naturalmente egoista. E, a proposito, che cosa ha appena affermato nel versetto 5? “Ecco io sono stato formato nell’iniquità e mia madre mi ha concepito nel peccato”. E’ pienamente consapevole del peccato innato, vero? Quel cuore egoista che ha ricevuto come eredità, e ora, essendone consapevole, essendo consapevole della pienezza del problema del peccato, è nella posizione di chiedere e ricevere la pienezza della soluzione del peccato. E, miei cari amici, dobbiamo pregare quella stessa preghiera. Alcuni di voi potrebbero dire a questo punto: “Oh, beh, non dovete esortarmi a farlo. L’ho fatto tanti, tanti anni fa. In realtà, l’ho fatto diverse volte, Crea in me un cuore puro, o Dio e rinnova dentro di me uno spirito saldo’. Gli ho già chiesto di farlo”. Miei cari amici, per favore, sappiate che Dio ascolta il vostro cuore più di quanto ascolti la vostra bocca. E’ possibile aver detto le parole: “Crea in me un cuore puro, o Dio e rinnova dentro di me uno spirito saldo” e non intenderlo davvero? E’ possibile? E potete ingannare Dio su quello che intendete dire o no? Potete faro? No.
Quindi, per favore, sappiate che non sto cercando di farvi dubitare della genuinità della vostra conversione. E, a proposito, se siete genuinamente convertiti, quello che abbiamo condiviso qui è solo una conferma e una rassicurazione della genuinità della vostra esperienza. Ma, miei cari amici, per favore sappiate che sto cercando di aiutarvi, se ne avete bisogno, a riconoscere che non avete avuto un’esperienza genuina. Che forse non vi siete davvero convertiti. Che, forse, per tantissimi anni avete solo fatto finta. E’ una possibilità? Sareste disponibili a considerarla come una possibilità? Se lo Spirito Santo vi ha convinto che forse avete bisogno, avete bisogno di umiliarvi, so che è dura, soprattutto se siete stati un Nicodemo. Ok? Un Nicodemo. Altolocato ed esaltato e stimato e ammirato a cui era stata affidata una posizione da leader. E, nonostante questo, Cristo cosa gli ha detto? Devi nascere di nuovo, Nicodemo (Gv 3:3). Non sei nemmeno convertito. Potrebbero esserci dei “Nicodemo” qui. E’ possibile? Ma, vi prego, non siate troppo orgogliosi! Per favore, non siate troppo orgogliosi. Siate disposti ad andare alla croce e a gridare con Davide: “Crea in me un cuore puro, o Dio, e rinnova dentro di me uno spirito saldo”. Vi prometto, miei cari amici, che se davvero lo volete, se davvero lo volete, Gesù adempirà per voi la Sua promessa di fare un’alleanza.
Lo farà! E qual è la promessa della nuova alleanza? Oh, è così bella, è duplice. Perché? Perché c’è un duplice bisogno. E la Sua soluzione risolve il problema. Qual è la soluzione? Ebrei 10:16: “Questo è il patto che farò con loro dopo quei giorni, dice il Signore, Io metterò le Mie leggi nei loro cuori e le scriverò nelle loro menti”. Questa è la soluzione al problema del Peccato, a quel cuore egoista che riceviamo per natura. E poi, per favore notate cosa viene aggiunto: “… Aggiunge: E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità'”. E’ la soluzione a cosa? Al frutto. La radice e il frutto hanno soluzione in Lui, miei cari amici. Vuole darvi una piena soluzione per il peccato, ma non può farlo a meno che non lo chiediate.
Come fratello che vi vuole bene, vi prego di chiederGlielo. Per favore, chiedeteGlielo. Quando riceviamo un cuore nuovo, diventiamo nuove creature. Il cambiamento è così radicale che si dice che nasciamo di nuovo. Testimonies (Testimonianze) Vol. 4, pag. 17: “La vera conversione è un cambiamento radicale”. E’ che cosa? “Un cambiamento radicale. L’orientamento stesso della mente, l’inclinazione del cuore cambiano e la vita diventa nuova”. Miei cari amici, per favore sappiate, per favore sappiate che questa esperienza non è comune. E’ rara… è rara. Non date per scontato di averla fatta. Volete quella esperienza? Forse alcuni di voi l’hanno avuta, ma riconoscete che se l’aveste provata ieri, non sarebbe sufficientemente buona per oggi. Avete bisogno di essere convertiti di nuovo ogni giorno. La serva del Signore ci dice che, ad ogni nuovo progresso nella nostra esperienza cristiana, il pentimento diventerà più profondo (UVI 352.3).
Capite, la legge ci sospinge ogni giorno e l’Agnello ci attira ogni giorno. E ogni giorno ci inginocchiamo e chiediamo perdono per i nostri peccati e diciamo che cosa? “Crea in me un cuore puro, o Dio e rinnova dentro di me uno spirito saldo”. E, miei cari amici, mentre preghiamo quella preghiera mentre preghiamo quella preghiera, vi prometto che Dio adempirà per noi la promessa della Sua Nuova Alleanza. Ci darà quel cuore che ha la legge di Dio scritta sopra, e avremo un atteggiamento radicalmente diverso verso la Sua legge.
Signs of the Times (Segni dei Tempi), 24 novembre 1887: “Il cuore governato dalla carne che ‘non è sottomesso alla legge di Dio, e neppure può esserlo’ diventa spirituale e esclama con Cristo: Trovo delizia nel fare la Tua volontà, mio Dio, sì, la Tua legge è…’ dove? ‘… nel mio cuore'”. E con un cuore nuovo, all’improvviso, l’esperienza cristiana diventa una delizia e una gioia. E c’è pace e felicità come non le avete mai sperimentate prima. Ve lo prometto! E uscite dalla modalità “dovere”, per entrare nella modalità “delizia”, quando si tratta di obbedienza. E c’è una dolcezza e una gioia indescrivibili.
Avete fatto questa esperienza? Se non l’avete fatta, per favore, per favore, non rimandate di correre alla croce, sospinti là dalla legge, attirati dall’Agnello, Gridate dalla profondità della vostra anima, non solo per avere il perdono dei peccati, ma per avere un cuore nuovo. E’ vostro desiderio farlo? Se lo è, volete farvi avanti? Voglio invitarvi, chiunque voglia farlo, si faccia avanti. Lode a Dio… Lode a Dio… Lode a Dio! Cantate con me: “Tutto affido a Gesù, tutto Gli dono liberamente, Lo amerò per sempre e mi fiderò di Lui, vivrò ogni giorno alla Sua presenza. Mi arrendo completamente, mi arrendo completamente, tutto a Te, mio amato Salvatore, affido tutto”.
Padre nei cieli, l’amore di Cristo ha conquistato i nostri cuori. Sì, la legge ci ha sospinti, ma è l’amore che ci ha attirati, e questo è il motivo per cui siamo qui. E questo è il motivo per cui, dal profondo dell’anima, gridiamo come Davide, non solo per avere il perdono dei peccati, non solo perché Tu cancelli le nostre iniquità… Ma soprattutto gridiamo: “Crea in me un cuore puro, o Dio e rinnova dentro di me uno spirito saldo”. Adempi per me la promessa della Nuova Alleanza. Risolvi la radice del problema del peccato, per favore. Dammi un cuore nuovo governato dall’amore. Ho cercato per troppo tempo di far sì che questo cuore egoista si comportasse bene, e l’unica cosa che sono riuscito a fare è essere un sepolcro imbiancato. Ma voglio essere autentico, voglio essere trasformato dall’intimo. Perciò, per favore, inizia questo processo e inizialo ora. Che io sia motivato dall’amore. Che io possa dire davvero con Davide e con Gesù: “Trovo delizia nel fare la Tua volontà, mio Dio, la Tua legge è nel mio cuore”. Grazie perché con un cuore motivato dall’amore possiamo davvero obbedire. Perché l’amore è l’adempimento della legge. Ora possiamo osservare lo spirito della legge. E mantenere la nostra condotta in accordo con la lettera non sarà nemmeno un problema, quando i nostri cuori sono in armonia con lo spirito. Signore, insegnaci, Ti prego, ad amarti ogni giorno sempre di più – ad amarTi al di sopra di tutto e ad amare gli altri generosamente. E poi usaci per rivelare il Tuo amore, per attirare anche altri in una relazione salvifica con Te. Rimettiamo le nostre vite a Te per questo. E Ti ringraziamo perché, grazie a Gesù, ci ricevi. Nel Suo nome. Amen (Amen). Che Dio vi benedica, cari amici.